Cagliari.
Quest’isola ti rapisce. Come faceva qualche mascalzone sardo con qualche riccone della Costa Smeralda. A parte le battute, sono tanti i sardi d’adozione. Persone che venivano da altri posti, magari di montagna e nebbiosi e sono rimasti sull’isola per tutta la vita. Questa è la storia anche di Gigi Riva. Un ragazzo di Varese con il sinistro micidiale, potentissimo, dalla corsa devastante e dalla presenza fisica imponente. Gianni Brera lo chiamò Rombo di Tuono. Lui arrivò al Cagliari come una giovane promessa. Qui divenne un grande campione. Portò lo scudetto tra i nuraghi (1969-70). Vinse un campionato europeo (1968) e sfiorò il Mondiale (1970). Quando nel 1973, Boniperti, il presidente della Juve, gli disse “Il contratto è pronto, metti solo cifre e firma”. Lui disse no. Gigi era legato a quella terra. Al sapore salmastro del mare. A quella terra secca. A quella gente povera, spesso ignorante, ma autentica. Gigi disse no e rimase in Sardegna. Gli altri che seguirono, compreso il più grande di tutti, Francesco Totti, sono solo emuli di quel ragazzo di Varese che preferì la genuinità della gente sarda ai milioni della Juve.
Mazzarri mette in campo il 352 che diventa spesso 532 in fase difensiva. Loro verranno con il piano di gioco di fare difesa e contropiede, sperando di sbancare l’Olimpico con qualche episodio favorevole, ma l’idea principale è portare a casa un pareggio. Se il risultato di pareggio si dilungherà, aspettiamoci cagliaritani morti per terra, Cragno che ci mette dieci minuti per battere i rinvii: tutto il peggio del calcio italiano che il sistema ha tollerato, portando la Serie A ad è essere uno spettacolo grottesco e deprimente.
In costruzione escono principalmente col lancio lungo per Pavoletti che fa la sponda. Anche in fase offensiva sono pericolosi con il lancio lungo per Pavoletti e Joao Pedro.
In attacco, giocano specialmente sulla loro destra con il dialogo Bellanova-Deiola (ma anche e in particolare con Gaston Pereiro), con alla fine il cross di Bellanova per Joao Pedro o Pavoletti. Pavoletti è un vero animale d’area con grande senso del gol. Sui cross di solito si mette sul palo lontano. Kumbulla deve stare molto attento su di lui. In alternativa sono pericolosi con l’inserimento senza palla di Deiola e il tiro da fuori di Marin.
Marin è designato anche a battere i corner. Dalla loro sinistra, nostra destra, i suoi cross sul secondo palo sono molto rischiosi. Non posso escludere comunque altre soluzioni, ad esempio con Gaston Pereiro sempre dalla loro sinistra sul primo palo.
Sui calci d’angolo nostri, si schierano a zona con due/tre uomini a uomo.
La nostra missione è di sbloccare la partita il prima possibile, in modo da evitare il prolungarsi delle loro perdite di tempo per poi andare a vincere con molti goals di scarto, quando loro giocheranno più aperti. E’ una mission molto difficile perché il Cagliari ha diversi buoni giocatori (anche dall’alta qualità tecnica come Bellanova, Joao Pedro e Marin) ed è in ottima forma, ma noi dovremo puntare a questo.
Una famosa scritta di Liverpool dei primi anni 2000 recitava “Potevi essere un re per noi, hai scelto di essere un diavolo rosso”. Era riferita a Wayne Rooney, fin da bambino tifoso dell’Everton e che per ambizioni e soldi andò al Manchester United. Gigi Riva scelse diversamente. Scelse di essere re di Cagliari e della Sardegna. Anche Pellegrini e Zaniolo, come Gigi Riva, possono scegliere di essere nostri Re per tutta la vita, come ha fatto Francesco Totti. Sta alle loro capacità e alle loro riflessioni questa scelta. La loro qualità è fondamentale in questa partita da vincere. Daje Roma!
Giordano Sepi