Real Sociedad-Roma 0-0 e il derby. L’aquila, il nome e i colori di Roma. Coraggio, Roma!
Stavolta è stata una sofferenza ripagata dall’enorme gioia di arrivare ai quarti. Il Real Sociedad ci mette tutto. I tifosi fanno una meravigliosa coreografia. L’Anoueta è un calderone. I biancoblu di San Sebastian fanno possesso, fanno territorio, attaccano in tutti i modi, ma la Fortezza Roma resiste. Sono veramente pericolosi soltanto quando, sui sviluppi di calcio d’angolo, Oyarzabal tira due volte da vicino, ma prima dice di no Rui Patricio, poi prende la traversa. Io sinceramente non ho creduto ai miei occhi. Ringraziamo anche il bucio de culo.
Ma la Roma ha gestito anche nelle fasi di non possesso con concentrazione e tranquillità. La linea difensiva è stata grandissima. Anche gli esterni e i mediani hanno dato una mano essenziale all’impresa.
L’avversario della Roma ai quarti sarà il Feyenoord, nostra vecchia conoscenza, già affrontati nel 15 per i sedicesimi di UEL (famosi per il loro vilipendio alla Barcaccia) e l’anno scorso nella finale di Conference. Entrambe le volte è passata la Roma. Giocheremo il ritorno a Roma e poi nell’eventuale semifinale affronteremo la vincente tra Bayer Leverkusen e Union Royale St. Gilloise. Siamo stati oggettivamente fortunati, ma guai ad andare già in finale col pensiero. I Biancorossi di Rotterdam hanno il dente avvelenato contro di noi e vorranno rendere pan per focaccia, quindi useranno anche il concetto della vendetta. Occhio. Ora però il pensiero corre al derby. Per presentarlo parlerò del simbolo della Lazio: l’aquila.
E’ vero che l’aquila fu uno dei simboli dell’Impero Romano. Poi nella storia l’aquila romana è stata usata da tutte le più grandi potenze mondiali, anche nella versione bicefala degli Asburgo e della Russia dei Romanov.
Attualmente l’aquila bicefala dei Romanov è usato come simbolo dalla Presidenza della Russia.
La Germania nazista usò l’aquila romana come simbolo per la sua follia di voler dominare il mondo come fece l’Impero Romano. Forse è per questo che molti laziali sono di estrema destra, spesso senza nascondere l’ideologia prettamente fascista. Non tutti i laziali sono fascisti, ma c’è questo luogo comune per cui i tifosi fascisti si identificano con la Lazio e con il Verona.
Più avanti nel tempo, l’aquila romana è stata usata dagli USA, nella versione dell’aquila americana (quella con la testa bianca, in pratica Olimpia, l’aquila che fa il giro di campo dell’Olimpico durante le partite della Lazio).
Sono tante le analogie tra Impero Romano e USA come dominazione del mondo, come influenza culturale su tutti i popoli del mondo, come potenza economica e militare dominante, come disseminatori, non solo formalmente, di libertà, diritti e civiltà.
Rimane la domanda senza risposta. Per quale motivo, visto che la Lazio si richiama ai simboli romani ed è nata molto prima della Roma, non ha preso il nome e i colori di Roma? E invece ha scelto i colori della Grecia e il nome che ha la stessa radice dei popoli precedenti (i cosiddetti popoli latini) e spesso nemici dell’antica Roma?
Non è mancanza di rispetto, il fatto di non aver messo la Lazio nel titolo come faccio di solito. Diciamoci la verità: la Lazio non è un’avversaria come le altre e spesso il derby è una partita unica nel suo genere, quindi è importante la parola derby proprio a sottolineare l’unicità di questa partita.
La tattica è importante e mi accingo a descrivere dettagliatamente questo aspetto, ma soprattutto è importante il coraggio e la radice di questa parola, sintomatica di cosa significa coraggio: il cuore.
Sarri mette in campo il 433 con pressing alto, costruzione dal basso palla a terra e gioco offensivo, ma poi sono principalmente pericolosi in contropiede.
Costruiscono con Cataldi. Se Cataldi è marcato, Provedel passa a Milinkovic-Savic o Luis Alberto. Entrambi possono essere anticipati.
Non gli piace lanciare lungo, ma ultimamente fanno anche il lancio verso Felipe Anderson.
Fanno un pressing molto alto con il loro terzino (in particolare Lazzari) che va a pressare sul nostro esterno.
Pedro è portato ad accentrarsi, può tirare indifferentemente col destro o col sinistro sempre in modo molto efficace, mentre Zaccagni è bravissimo nell’assist.
Se non dovesse giocare Immobile, Felipe Anderson è una sorta di falso 9, bravo anche nella conclusione, e le mezzale tenderanno a inserirsi in fase offensiva, in particolare Sergej, insidioso anche col tiro da fuori.
Luis Alberto è bravo con i corner dal loro lato sinistro. In questo caso, il cross scende sul secondo palo.
Difendono a zona sul corner in difesa.
Torniamo da San Sebastian qualificati ai quarti e pronti a nuove sfide. Il prossimo avversario in Europa sarà il Feyenoord. Non sarà facile. Il pensiero adesso però deve essere incentrato sulla Lazio e su quella partita unica e irripetibile come il derby. Daje Roma!
Giordano Sepi