Il compromesso storico.

Una finale persa importante può sembrare difficile da gestire psicologicamente. In realtà, la Roma così ha messo l’humus per la prossima stagione. Su Twitter ho fatto l’esempio della Juve che nell’83 perse la finale di Coppa Campioni con l’Amburgo e poi nell’84 vinse la Coppa Coppe e lo scudetto e nell’85 la Coppa Campioni. Si può ad esempio fare riferimento al Feyenoord (anche detto Fetentoon) che l’anno scorso ha perso in finale di Conference contro di noi e poi quest’anno ha vinto l’Eredivisie.

Questo per dire che la squadra è valida, se ha raggiunto la finale di UEL. Dovremo però sentire dentro noi stessi il peso della sconfitta, lo spirito di rivalsa, la fame. La Roma per il prossimo anno avrà almeno 39.000 abbonati. Questo è un grande stimolo e una grande risorsa per il club anche per i risultati week-end per week-end ed è in generale un patrimonio per la Serie A anche nella vetrina mondiale perché i Romanisti non sono semplici spettatori, ma partecipano attivamente alla partita per il successo della Roma e creando uno spettacolo unico.

La Roma ha già acquistato Aouar (centrocampista e trequartista) e Ndicka (difensore centrale mancino ancora da ufficializzare). Vado quindi a impostare la Roma col 3421 che a seconda della situazione può diventare 352, in particolare perché andando a prendere anche Llorente e vendendo Ibanez, avremo comunque 5 difensori centrali di ruolo, a cui si deve aggiungere Celik che ogni tanto ha giocato come difensore centrale destro.

Tendo comunque ad escludere la difesa a 4 per due motivi 1) In questo caso sarebbero bastati 4 difensori centrali; 2) La poca dimestichezza con la posizione di terzino di Zalewski.

Gli altri punti interrogativi sono: 1) Spinazzola, dato per partente e quindi da sostituire; 2) Scamacca e Morata per cui si dice siamo in trattativa e coprirebbero il ruolo di punta centrale, data anche l’assenza sicura di Abraham, infortunato e quindi con la faccina caduca (+_+). A centrocampo serve un centrocampista faticatore, capace insomma, come dice Compagnoni, di trasformare l’azione da difensiva a offensiva. Sotto quest’aspetto, l’unico centrocampista mi sembra Bove.

All’inizio degli anni ’80, la crescita esponenziale del PCI guidata dal grande Enrico Berlinguer portò l’allora segretario della DC, Aldo Moro, a pensare al compromesso storico, ossia un governo DC-PCI. Quindi si sviluppò un grande dibattito nelle sezioni di entrambe i partiti. Questi erano sempre stati avversari ma la contingenza storica richiedeva decisioni forti.

La DC doveva fare a meno di una sua grande caratteristica: la pregiudiziale anticomunista, anche perché il PCI si era molto allontanato dall’ idea di comunismo ortodosso con l’eurocomunismo. Il PCI sarebbe diventato da partito unicamente di lotta a partito di governo con tutto quello che significa. Poi sappiamo come finì con l’esecuzione di Aldo Moro da parte delle BR, fatto che non dispiacque tantissimo nemmeno ad alcune parti della stessa DC.

Il compromesso non è un atto sporco, ma una presa di posizione importante per cambiare veramente il corso della storia. Questo discorso è valido anche per il csx ancora diviso in varie anime, tutte troppo piccole per vincere singolarmente.

In una visione più ampia, l’opposizione deve fare l’opposizione sui diritti umani degli immigrati e cercare un accordo sui temi economici col governo, come la gestione del PNRR.

L’unione è un atto religioso, oserei dire divino se, come ha spiegato Papa Francesco, l’origine della parola diavolo è divisione. Allo stesso modo la Roma e la Serie A devono essere pronte ad un compromesso storico.

Pare chiaro che non possiamo continuare a giocare le nostre carte solo in Europa. E’ normale che poi basta una sconfitta e tutto il castello di carte vola giù come con una folata di vento. Quest’anno dovremo saperci giocare le nostre carte anche in Italia, ma per questo bisogna saper lavorare nel Palazzo, costruendo quei rapporti che Lazio, Milan, Inter e Napoli nel corso del tempo hanno alimentato e di cui la Juve è la Dungeon Master.

Serve un dirigente conosciuto e rispettato non per essere favoriti dagli arbitri, ma per avere un atteggiamento imparziale. Se Dybala viene falciato in area, quello è rigore. Se l’arbitro non è convinto, il VAR lo deve richiamare.

Sono convinto che gli italiani, e in generale i latini, sotto molti aspetti hanno una marcia in più, poi purtroppo la tracotanza li fa sentire al di sopra delle regole ed è per questo che i nordici comandano il mondo.

C’è anche da dire che la gestione da Monopoli o da Grand Theft Auto della Serie A non ha fruttato quei guadagni che la Serie A prospettava in virtù delle 3 finaliste delle coppe europee e della punizione-nocchetta (come direbbe il mio amico Ryosaku) alla Juve per le varie irregolarità provate.

Anzi forse proprio questo ha significato offerte sui diritti tv al di sotto delle attese a causa delle tante disdette e non solo per quelle iperpubblicizzate dei juventini, che come vediamo non sono molti di più degli altri tifosi degli altri club presi singolarmente (dati di DAZN).

La Serie A ha principalmente un problema di credibilità. Basta vedere i telecronisti all’estero come commentano qualche errore arbitrale con ironia e risatine (un comportamento comprensibile perché gli errori favoriscono sempre le solite, ma che a me dà ai nervi). Quindi anche Palazzo e categoria arbitrale devono essere più trasparenti e giusti, proprio per la crescita del prodotto. La decisione di Gianluca Rocchi, Presidente dell’AIA, di rendere pubblici i dialoghi con il VAR vanno nella direzione giusta.

Parlando di compromesso, voglio parlare di Chico Mendes, di cui sto leggendo un libro di Gianni Alioti. Chico Mendes era un sindacalista dei sereingueiros. I seringueiros sono i raccoglitori di caucciù. Vivono in simbiosi con l’Amazzonia. Il benessere della foresta è il benessere loro. Dagli anni ’70, la loro attività venne messa in pericolo dai fazeinderos. Questi ultimi sono gli allevatori dei bovini che disboscavano la foresta per il pascolo. Più tardi poi questi terreni venivano adibiti alla coltivazione della soia..

Chico Mendes fu ucciso nel 1988, probabilmente dai fazeinderos. Rimane nella storia, anche grazie al libro di Gianni, la sua storica lotta non-violenta come gli empate, in portoghese pareggio, in cui i seringueiros si mettevano davanti agli alberi per non farli tagliare, in modo completamente non violento.

Nella seconda parte, questo libro è uno studio approfondito e una ricerca scientifica con dati incontrovertibili secondo lo stile matematico di Gianni Alioti. Riporta avanti una tesi importante di Chico Mendes: le lotte sindacali si possono unire alle lotte ambientali e spesso queste lotte sindacali-ambientali hanno un ritorno economico più importante della distruzione della foresta amazzonica.

L’Amazzonia ha resistito fino ad oggi vista la sua grandezza, in pratica è più grande dell’Europa. La lotta di Chico Mendes è ancora attuale. Basta ricordare la politica di Bolsonaro e i tanti incendi che c’erano durante il suo governo. La situazione dovrebbe essere migliorata adesso con Lula.

Chico Mendes, per primo, riunì insieme lavoratori della foresta, indios (nella famosa Alleanza del Popolo della Foresta), e ecologisti di tutti il mondo. Portò in tutto il mondo l’allarme per l’Amazzonia: un’emergenza anche di oggi. Questo compromesso ha partorito una grande forza: i Fridays For Future, Greta Thurnberg, i giovani ambientalisti di tutto il mondo sono i figli del compromesso tra indios, lavoratori della foresta e ecologisti degli anni ’80.

Si può estendere il concetto di protezione dell’ambiente unita alle lotte sindacali che possono portare un benessere economico anche all’Ucraina. E’ ora che Russia e Ucraina si mettano intorno ad un tavolo e cerchino un compromesso. Poi è giusto che l’Ucraina, per evitare altre invasioni della Russia, entri nella NATO.

In questo contesto, è molto importante il viaggio a Pechino di Blinken, segretario di stato USA, per incontrare Qin Gang, Ministro degli affari esteri cinese, Wang Yi, Ministro degli Esteri, e Xi Jinping, premier cinese. Dalla concordia tra USA e Cina si può arrivare alla pace per tutto il mondo, che significherebbe anche benessere economico diffuso. La pace porta ricchezza.

E’ ancora presto per la rosa della Roma. E’ sicuramente vitale andare a compromesso con la Serie A, visto che la guerra non ha fruttato i risultati voluti da entrambi le parti. Il compromesso significa che entrambi le parti rinunciano a qualcosa e in questo caso la Serie A deve essere più trasparente e giusta: non voglio favoritismi. Allo stesso modo, l’arte del compromesso ha attraversato il ‘900. In Italia con il tentativo tra PCI e DC. In Brasile con la lotta non-violenta di Chico Mendes per l’Amazzonia che ha unito tutti gli ambientalisti del mondo Tra Cina e USA per un futuro di pace mondiale. Questi propositi accompagneranno il nostro viaggio accanto alla Roma, per farla diventare sempre più vincente. Daje Roma!

Giordano Sepi

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