Roma-Salernitana 2-2. Zeno ci insegna l’apertura mentale che nutre la semplicità. Hellas Verona.
Uno si aspetta sempre il massimo dalla Roma e per questo, dopo il pareggio con la Salernitana, c’è un po’ di mestizia. Ci sono delle giustificazioni che comunque vanno prese in considerazione. Voltiamo pagina e pensiamo alla trasferta del Bentegodi e di Verona. Il Patrono di Verona, San Zeno, ci insegna la semplicità, difficile da applicare nel calcio e nella vita, ma con il lavoro e con l’intelligenza, possiamo giocare con questa attitudine.
Partiamo bene i primi 30 minuti. Dominazione. Gol annullato a Belotti per mezzo scarpino in fuorigioco (giustamente). Poi gol valido di Belotti. 1-0. Mancini di ginocchio a porta vuota sbaglia dopo che c’era voluto un miracolo di Ochoa su colpo di testa di Smalling. La partita sembra avviarsi ad un assolo giallorosso con la festa dell’Olimpico a fare da contorno.
Poi il colpo di Candreva. Il romanista ex-Juve e ex-Lazio si trova sorprendentemente libero al limite dell’area. Chi doveva scalare su di lui? Forse Mancini è troppo avventato ad andare a contrasto con Coulibaly. Forse Smalling, ma immagino che in quel momento stesse su Botheim (la punta centrale), forse Kristensen. Forse Cristante. Bravo lui. Dribbling su Smalling di destro e palla sotto la traversa. Male comunque qui la difesa. 1-1
La Roma subisce il contraccolpo psicologico e Candreva fa un gol capolavoro all’inizio del secondo tempo, stavolta di sinistro. 1-2. Male gli esterni. Kristensen deve entrare nei meccanismi. Forse pretendiamo troppo da Spinazzola o più probabilmente lui pretende troppo da se stesso. A volte non c’è bisogno della giocata fantascientifica. Si può vincere giocando con semplicità. Nel complesso non giochiamo male ma stiamo in down psicologicamente e fisicamente.
Arrivano 4 cambi. Entrano Paredes, Renato Sanches, Zalewski e Karsdorp al posto di Smalling, Bove, Spina e Kristensen. Meglio i cambi. Cristante diventa centrale difensivo e playmaker basso in una situazione in cui gli amaranto campani si mettono tutti in difesa. Meglio Zalewski e Karsdorp sulle fasce. Zalewski è particolarmente lucido quando non batte subito il corner come richiesto da Mancini e, sul corner di Paredes, arriva il gol di Belotti 2-2.
E’ stata una partita molto sfortunata perché mancavano Dybala e Pellegrini, perché la Salernitana ha giocato molto bene, perché qualche decisione arbitrale dubbia ci ha nociuto, perché ancora molti di noi devono trovare la forma stagionale. In generale, rimango ottimista per la stagione, dato che la Roma ha giocato comunque bene, in particolare quando sono avvenute le sostituzioni. Adesso è troppo presto per fare analisi stagionali e proporsi obiettivi per il campionato. In questo viaggio ci deve accompagnare la semplicità spesso frutto di lavoro, intelligenza e concentrazione.
Andiamo quindi a spergiurare su una delle basi di questo blog: non si trovano giustificazioni alle sconfitte. Poi, però, bisogna analizzare le partite e, in questo specifico caso, le giustificazioni ci sono. Allo stesso modo, voglio andare al Bentegodi per sbancarlo e sono convinto che è un’opera nelle nostre possibilità. Dovremo lavorare tanto e, attraverso l’intelligenza, trovare le soluzioni migliori, spesso le più semplici, come insegna San Zeno, Patrono di Verona.
Al tramonto dell’Impero Romano, con i barbari che entravano spesso in Italia e le varie città italiane iniziavano ad avere una propria identità personale, dalla Mauritania (sotto il Marocco) arrivò a Verona Zeno, come un immigrato di questi tempi moderni e divenne prima Vescovo e poi Patrono di Verona.
Zeno era un immigrato. Probabilmente nero. E’ qualcosa che dovrebbe far ragionare i veronesi razzisti e in generale i razzisti in Italia e nel mondo.
Si formò nella scuola di retorica africana e divenne vescovo di Verona. Combatté paganesimo, ancora molto diffuso, e arianesimo. Suggestivo il suo 15esimo sermone in cui confronta Gesù a Giobbe.
Di Mattana – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15728306
Nella statua che vediamo, dal pastorale pende un pesciolino, perché la caratteristica che più lo identificava era la semplicità. La semplicità con cui pescava il pesce nell’Adige. La semplicità avvicina a Cristo come insegna il discorso della Montagna (Beati i puri di cuore perché vedranno Dio Mt. 5,8) e come è in tutta l’opera di San Francesco, patrono d’Italia
E’ per questo che, quando il nostro Ministro dell’Agricoltura parla di ceppo o di etnia, mi viene l’orticaria. Perché dimostra chiusura mentale, ignoranza. Anche le guerre sono frutto di ignoranza, di chiusura mentale. Come la guerra in Ucraina.
Infatti, l’apertura mentale e, se permettete l’ex-cursus culturale, l’ecumenismo dell’Europa (che aveva già dimostrato comunione di intenti con la trattativa post-Brexit), della NATO e dell’Ucraina ha ribaltato i pronostici dei grandi opinionisti, anche molto graduati, che prevedevano una vittoria facile della Russia. Adesso la stessa apertura mentale dovrebbe suggerire un atteggiamento dialogico con la Russia per un futuro di pace.
Sotto questo aspetto concettuale, il Piano Mattei per l’Africa di Giorgia Meloni dimostra apertura mentale.
Baroni schiera il 3421 con recupero palla anche alto, ripartenze veloci e gioco verticale. Qui vediamo Terracciano, molto bravo in questa fase. Le foto sono della sfida vittoriosa contro l’Empoli al Castellani per 0-1 con la gloriosa seconda maglia gialla.
Sui corner difendono a zona con Duda e Dawidowicz a uomo.
Possono schierare in attacco Ngonge, Folorunsho e Mbula che sono molto veloci e vanno a infilarsi tra le linee, ma io prevedo che giocheranno con Bonazzoli a destra che rientra sul sinistro, Saponara a sinistra che rientra sul destro per tirare in particolare a giro e Djuric, fisicato, bravo sulle palle alte a far uscire dal pressing la squadra e in fase offensiva. Ha molto anche l’attitudine sulla linea del fuorigioco.
In fase di pressing e di gioco offensivo si mettono con gli esterni all’altezza dei trequartisti, formando il 3241. In questa foto ci sono altre due osservazioni da fare. Hongla ha appena passato a Doig. Scappa per cercare il triangolo (cosa che fa anche sul centrodestra Duda) e comunque leva l’uomo a Doig, che alla fine sceglie il dribbling e portare palla verso il centro. Non escludo a priori che, al posto di Terracciano a destra e Doig a sinistra, possano giocare Faraoni e Lazovic. Questi ultimi hanno molta più esperienza di Serie A e, in particolare sul serbo, dovremo stare molto attenti.
In fase di costruzione si mettono col 3421. Con il difensore centrale esterno che passa all’esterno. Principalmente a sinistra con Dawidowicz e Doig.
Se devono difendere il risultato, possono stare anche in 10 in area.
Sono molto pericolosi sui tiri piazzati da assist perché hanno diversi giocatori molto alti come Dawidowicz (specialmente), Magnani, Coppola e Djuric.
In fase d’attacco non disdegnano nemmeno l’assist da esterno a esterno. In questo caso, Terracciano per Doig.
Stessa situazione di qualche anno fa anche se dovessero giocare Lazovic a sinistra e Faraoni a destra.
Come diceva l’allenatore della Lazio, Maurizio Sarri, quando allenava il Napoli nel 2017-18, che giocava meravigliosamente, ma non vinse lo scudetto “Giocare semplice è la cosa più difficile del mondo”. La semplicità non è frutto di ignoranza, ma di cultura e di apertura mentale. Zeno era semplice perché proveniva da uno studio intenso nella scuola di retorica africana.
Così se anche noi dimostreremo concentrazione, intelligenza e apertura mentale, giocando con semplicità, potremo fare un buon match a Verona. Daje Roma!
Giordano Sepi