Elfsborg-Roma 1-0. Monza. Servono le palle.

Un’altra partita deprimente della Roma. L’avversario richiedeva impegno e giocatori forti. Invece l’abbiamo sottovalutato con tante riserve in campo. La sconfitta è stata la logica conseguenza. Tardivi i cambi. Dei cambi bene solo Pellegrini.

Il simbolo di Bartolomeo Colleoni.

La sensazione è che abbiamo messo in secondo piano l’Europa League per impegnarci per la zona Champions in campionato. Ma così si abitua la squadra all’atteggiamento remissivo. Mentre servono i coglioni.

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In Serie A siamo a metà classifica. Dobbiamo continuare a macinare punti. L’avversario non è impossibile. Il Monza è attualmente ultimo. Ma se lo affrontiamo con le palle mosce, ci mangia pure lui.

Nesta schiera il Monza con il 3421 dove si cerca in prima istanza di costruire dal basso con palla a terra.

Se sono in difficoltà, si rivolgono a Pessina, con Carboni che si alza per portare via un uomo, mentre Izzo e Pablo Mari si allargano.

In alternativa lanciano lungo su Djuric, molto bravo con la testa, anche per il tiro.

In fase difensiva si mettono col 532 o il 541. Qui Daniele Maldini è più alto di Caprari, ma poi Nesta gli chiederà di fare il quarto di centrocampo sull’interista Carlos Augusto.
Sui corner vanno a zona in modo integralista.
Qui sempre a zona integralista con il completo nero a Napoli.

Al centro di Monza c’è il Duomo commissionato dalla regina longobarda Teodolinda. I longobardi non hanno solo dato il nome alla regione Lombardia, ma hanno dominato per lungo tempo su questo territorio.

Dalle prime incursioni all’interno dell’Impero Romano, passando per il famoso “Bevi Rosmunda nel teschio di tuo padre” di Alboino, fino alla fine decretata da Carlo Magno, Re dei Franchi, che scelse il nome di Sacro Romano Impero, che sembra una presa in giro del destino, ma anche la rivendicazione seria di ciò che ha sempre significato e sempre significherà il nome di Roma.

I Romani, poi i longobardi e poi il Sacro Romano Impero arrivarono a regnare dopo guerre sanguinose, ma poi preservarono la pace nella Lombardia. Il primo principio di benessere di un popolo è la pace.

Nel mondo globalizzato, in questo paese-mondo che è l’attuale era moderna, la guerra in Libano e la crisi tra Israele e Iran va a influenzare negativamente i mercati del mondo, attraverso il sovrapprezzamento del petrolio.

Le intenzioni bellicose di Israele contro l’Iran (uno dei maggiori esportatori di petrolio al mondo) mettono in pericolo la fornitura di petrolio iraniana e quindi fanno salire il prezzo dell’oro nero, provocando una crisi finanziaria e conseguentemente economica.

In questa situazione, se gli USA hanno trascurato l’opinione degli studenti universitari contro la guerra, non possono non prendere in considerazione l’eventuale declino del mondo finanziario e quindi del mondo economico. La pace significa stabilità e la stabilità significa armonia finanziaria ed economica e quindi benessere.

Un grande maestro di pace è stato Silvano Scaiola, grande amico di mio padre. Come sindacalista della FIM-CISL, si occupò principalmente della riconversione dell’industria bellica. Un azione molto onorevole. Un uomo buono. Se n’è andato il 7 settembre. Era doveroso che io ricordassi una persona tanto importante per il sindacalismo italiano e nello specifico per mio padre.

Contestualmente alla mia richiesta di pace per il Medioriente, c’è la mia richiesta di maggiori libertà in Iran. Serve una politica di informazione mediante i social media del popolo iraniano verso il popolo iraniano che possa essere consapevole che la fine della dittatura è possibile. Vita. Donna. Libertà.

Anche dando per buona la versione per cui Hamas nascondeva i miliziani dentro ospedali e scuole, Israele non doveva permettersi di bombardarle. A parte che è un’evidente violazione della Convenzione di Ginevra, ma poi nessun obiettivo politico-militare giustifica la morte di un singolo bambino innocente, a maggior ragione se sono migliaia.

Questo poi non comporta la sicurezza di Israele, anzi alimenta il terrorismo, perché poi il fratellino del bambino che è morto sotto le bombe potrebbe diventare un terrorista in un loop in cui: Israele bombarda, crea odio e quindi terrorismo e quindi ribombarda.

E’ lo stesso discorso che possiamo fare per il nuovo conflitto tra Israele e Iran. Se Israele bombarda il Libano, allora l’Iran bombarda Israele, poi Israele bombarda l’Iran. Non ci si ferma più finché non si va pe la via del dialogo e della pace.

E qui apriamo il discorso sulle tante linee rosse che gli USA hanno messa a Israele e che una volta che Israele le ha valicate non hanno avuto conseguenze. Se gli USA dicono all’Italia “Guarda, devi fare A” e l’Italia dice “No, noi facciamo B”, gli USA bombardano l’Italia come successo per altri paesi.

Mi fa impazzire invece la stessa situazione con Israele non porta conseguenze negative per Israele. Non dico che gli USA devono bombardare Israele, ma perlomeno deve essere ferma nella condanna e non deve vendergli più armi.

Arriva un momento in cui non si possono più assecondare le situazioni o nella vita personale gli amici, ma uno deve tirare fuori i coglioni e affrontare i problemi della vita con coraggio. Vale per la nostra vita personale. Vale per gli USA e per gli mondo. Vale per la Roma. Daje Roma!

Giordano Sepi

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