Shakhtar Donetsk.

Un miracolo. E’ un miracolo che lo Shakhtar Donetsk, la squadra dei minatori di Donetsk esista ancora. Attualmente a Donetsk, in particolare nella regione di Donetsk, c’è la guerra. Ma questa non è una novità. Qui c’è la guerra da 8 anni. 8 lunghi anni fatti di lutti e dolore. La chiamano “guerra a bassa intensità”. Ma solo per chi lo sente come rumore di fondo ai telegiornali. Domandate della bassa intensità a chi la vive sulla sua pelle. Lo Shakhtar in questi anni giocava a Kharkiv. Città russofona come Donetsk. Ci abbiamo giocato anche noi. Nell’est dell’Ucraina quasi ovunque si parla russo. Ma Kharkiv ha resistito furiosamente. Adesso gli ucraini contrattaccano da Kharkiv a Nord e nella cinta sud, da Mikholaiv a Kherson. Sotto le bombe dei russi. E soldati russi. Cittadini ucraini. Tifosi romanisti di tutti il mondo. Tutti si domandano: quando finirà questo strazio? Il calcio. Lo Shakhtar è proprio il simbolo. E’ la speranza. E’ la luce. E’ la candela di Guernica di Picasso.

La Roma ha rinunciato al trofeo Gamper per questa partita. Quest’anno, con la squadra forte che siamo e con il Barcellona che si deve riprendere, poteva essere l’anno giusto per portarsi a casa questo trofeo azulgrana prestigioso. Ma la Roma ha rinunciato. Perché? Contro questi avversari. In questo momento. All’Olimpico che è la nostra casa. La casa della gioia. Questa partita è troppo importante. Più importante di qualsiasi trofeo.

Dovremmo tutti rinunciare a qualcosa per avvicinarci ad una persona con cui abbiamo litigato. Rinunciare all’orgoglio? L’orgoglio è spesso l’essenza più personale. Spesso però diventa egoismo, egocentrismo, narcisismo. Allora si deve fare un passo indietro. Bisognerebbe imparare dai bimbi che litigano come noi e dopo 5 minuti sono pronti a fare pace. E invece noi litighiamo. Portiamo rancore. Coviamo cattivi pensieri. I bimbi sono le prime vittime della guerra. Quelli che non muoiono, conviveranno con quest’incubo per tutta la vita. E’ giusto? No, non è giusto. Dovremo tutti fare un passo indietro. In particolare gli uomini più potenti del mondo che, come i poliziotti americani, dovrebbero avere questo motto: to protect and to serve. Proteggere e servire. Anche il Presidente degli USA, per cui prego per la sua guarigione dal COVID, dovrebbe imparare da questo motto.

In Libano, il pane vale come oro. Dopo che qualche anno fa, bruciarono i depositi di grano con quel terribile scoppio nel porto e con il grano che non arriva da Russia e Ucraina, il pane è diventato un bene scarso e quindi prezioso. Per questo, sarebbe importante levare l’embargo alla Russia sul grano. Come la Russia ha permesso al grano ucraino di uscire dal Mar Nero. In caso contrario, non sarà vero che la Russia affama l’Africa e il Medio Oriente, ma sarebbe l’Occidente ad affamare l’Africa e il Medio Oriente. Questa vittoria apparterebbe anche all’Europa, agli USA, non solo alla Turchia. Perché la vera vittoria, come dice Piero Pelù, è la pace. Grande vittoria dell’umanità. Grande vittoria della Turchia.

I brasiliani e gli stranieri in generale non vogliono più giocare per lo Shakhtar a causa della guerra. Legittimo. La politica è una buona cosa quando è un prodotto genuino degli sportivi, quando cala dall’alto, in particolare con una guerra, è giusto che i singoli calciatori prendano le distanze. L’allenatore croato, Igor Jovicevic, dovrebbe confermare lo storico 4231 dei neroarancioni. Sono giocatori volenterosi e di sufficiente qualità. Noi, specialmente per rispetto, dobbiamo giocare al massimo. Vincere. Vincere con largo distacco. Daje Roma!

Giordano Sepi

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