Roma-Spezia 2-1. Più forti delle ingiustizie.

Era facile farsi prendere dalla depressione dopo Budapest. Era facile mollare. Era facile mollare dopo il gol di Nikolau, partito con una schema, ma poi con uno svolgimento completamente casuale. 0-1, Era facile mollare dopo i rigori netti non fischiati. Dopo che lo Spezia mirava alle caviglie in ogni contrasto. Impunita dall’arbitro Maresca. Partita di altri tempi. Ma la Roma non ha mollato.

La Roma non ha mollato. Dopo l’ennesima entrata pericolosa non sanzionata da Maresca, Zalewski, si prende la sua rivincita, lascia partire una palla avvelenata che attraversa tutta l’area e si imbuca all’angolino. 1-1. Lo Spezia difende, sapendo che un pareggio le farebbe mantenere la categoria. Non induge in entrate anche molto pericolose. Maresca lascia correre. La Roma attacca, ma non riesce a segnare il gol che significherebbe sorpasso alla Juve (che vince a Udine 0-1) e Europa League. Poi l’evento scatenante.

Dybala e Pellegrini tra dribbling e passaggi portano l’argentino davanti alla porta. Altra entrata omicida. Maresca non è convinto del rigore. Ma allora scende in campo l’Olimpico. Favorito dall’angolo acuto degli spalti, l’Olimpico concentra su Maresca la sua disapprovazione. Maresca, con il suo errore, fa entrare in partita l’Olimpico. All’ennesimo rigore netto su ElSha, Maresca non può non fischiare. Dybala trasforma. 2-1. Roma ha vinto. Roma è di nuovo in Europa League.

Quando arrivò qui, Paulo si aspettava una grande tifoseria, ma non un tifo pari a quello che aveva vissuto in Argentina. Dopo l’iniziale sorpresa, Paulo e l’Olimpico hanno costruito un rapporto magico. Paulo è tornato a sognare come quando era bambino. Si è lasciato trascinare dall’Olimpico. Ha trascinato l’Olimpico con prestazioni molto superiori a quando giocava nella Juve. L’Olimpico, Paulo Dybala e Paulo Dybala con l’Olimpico sono un patrimonio immenso che il club deve proteggere.

Adesso però i romanisti non devono stare a nominare tanto Dublino, dove si giocherà la finale di Europa League. Prima di Dublino ci saranno circa una ventina partita. Tutte difficili. Tutte contro avversari validi. Bisogna ragionare step by step. La seconda obiezione a questo comportamento è che la Roma, con una rosa più larga e più competitiva, può avere buone carte anche per Coppa Italia e Serie A. La Roma deve sapersela giocare in ogni ambito.

Valuteremo passo passo il mercato. Già l’arrivo di Aouar sembra rientrare in un quadro di rafforzamento della rosa. Sicuramente il nostro condottiero, Mourinho, che si è detto rassicurato dal colloquio con i Friedkin, è la nostra migliore garanzia per una rosa anche più competitiva, ma deve essere accompagnato da altre figure importanti, che lavorino anche politicamente al livello di Lega e FIGC.

L’Europa, dove andremo a giocare, deve essere propulsore di pace e diritti nel mondo. L’Europa, come diceva Cicerone per Roma, non è un’entità geografica, ma un ideale. Un ideale di pace e libertà a cui tutti i paesi possono partecipare, anche del Nord-Africa, o del Medio Oriente, anche Turchia e Russia. Anche perché i paesi contigui all’Europa hanno grandi problemi economici a fare mercato con il forte mercato comune.

Mentre scrivo, il nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è a Tunisi. Si parlerà anche del Piano Mattei. Questo è un piano partnership molto importante tra Italia e Africa, ma deve essere l’Europa la controparte dell’Africa. Su questo, chiedo l’impegno di Von Der Leyen.

Budapest doveva essere la nostra consacrazione. Sarebbe stata una vittoria che avremmo sentito tutti anche individualmente. Ma Noi dell’Olimpico, Noi Romanisti siamo più forti delle ingiustizie. Quando scendemmo in campo dopo il 26 maggio, facemmo 10 vittorie consecutive (record ancora attuale). Da parte mia, farò il possibile per fare allo stesso modo. Anche meglio. Guidati dal nostro Condottiero, José Mourinho. Roma è la personificazione della libertà, è più grande di qualsiasi arbitro venduto e vincerà. Daje Roma!

Giordano Sepi

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