Roma-Monza 1-0. Slavia. Non è mai troppo tardi per il gol e per la pace.
In realtà, il titolo mente. Nel calcio c’è la scadenza del fischio finale, come c’è la scadenza sui cibi, come la nostra vita è scandita da attese di scadenze. A volte però, anche oltre il tempo scaduto, al limite di un pareggio deludente, può arrivare il gol-vittoria o la pace tanta agognata. La pace è senza scadenza. Puoi decidere quando vuoi, quando chiedere perdono, dare il perdono e ,in entrambi i casi, perdonarti. Pace mentale nella vita e sportiva. Pace in quanto dialogo che avvia a concludere una guerra. Pace come fine delle uccisioni da entrambi le parti. Se la guerra è una sconfitta per entrambe le parti, la pace è una vittoria per entrambe le parti.
Nella partita, data la doppia ammonizione precoce di D’Ambrosio (giusta perché l’ex-Inter doveva essere più cauto nei contrasti dato che era già ammonito), che ci ha fatto giocare in superiorità per circa 50 minuti, come un coito ritardato per tanto tempo, è arrivato il gol di ElSha. L’attaccante che se lo meritava di più.
Perché le accuse infamanti di Corona l’hanno colpito nel profondo e, a differenza di altri, di Lui non ho mai dubitato. Perché, conseguentemente, ci ha messo l’anima in campo. Le sue lacrime al gol dicono molto di Stephan, della sua personalità e di quanto è stata dura questa settimana.
Bene Rui Patricio che sembra entrato in forma. Bene anche Azmoun, Zalewski, Paredes, Lukaku e Belotti devono essere più coordinati. Se uno attacca lo spazio, l’altro deve tornare indietro.
Prima della partita, la Roma ha voluto festeggiare Bruno Conti. Una bandiera della Roma e della Nazionale Italiana.
Poco deciso il pressing. Superato facilmente e spesso dalla costruzione brianzola. Troppo pochi i cambi di lato in fase offensiva, anche perché Rick si proponeva poco sulla nostra destra. Complimenti al Monza. Ottima partita. All’inizio, il possesso bianco forse era troppo lento e poco pungente in fase offensiva. Poi il rosso a D’Ambrosio ha stravolto lo spartito del Monza e in generale del match.
Il gol di ElSha non è arrivato troppo tardi. Allo stesso modo, nonostante i tanti morti a Gaza e a Israele, non è troppo tardi per chiedere la pace per la Terra Santa. Decideremo la soluzione politica pian piano. Grazie a Padre Tempo. Che non ha mai perso una partita come disse Sir Charles Barkley (stella NBA dei Philadelphia 76ers anni ’80). Padre Tempo sa aspettare. Ma adesso è il momento della pace per Israele e la Palestina.
La questione degli ostaggi. Governanti di Israele e di Iran senza più consenso. I governanti di Israele e di Iran avevano un grande problema di consenso nei loro paesi. Per questo, c’è stata questa crisi. Per questo, Israele non sta facendo quanto è possibile per liberare gli ostaggi. Bombardare Gaza non significa liberare gli ostaggi. Questo problema di consenso ancora persiste. Sono convinto che il popolo israeliano e il popolo iraniano non vogliano questa guerra.
Il piano Global e il piano Glocal. Il tema geopolitico e il tema religioso. Una guerra dalle motivazioni tanto complesse come questa richiede una soluzione su diversi piani. Ho voluto richiamare due termini della mia protesta giovanile di inizio anni 2000. La globalizzazione, tanto contestata anche da me in passato, in questo caso, è un bene. I politici che vogliono la pace devono incentivare la rete di relazioni e di amicizie che unisce tutto il mondo. Sotto questo aspetto, l’Italia, che dal secolo scorso ha sempre avuto un rapporto privilegiato con i paesi islamici, può giocare un ruolo fondamentale. Meloni si sta muovendo bene.
Sul piano locale. si parla del tema religioso, già esistono ebrei palestinesi e arabi israeliani. La condivisione di religioni nei due Stati (se si può parlare di Stato per la Palestina) già esiste. Invito quindi nel mio piccolo il venerdì gli ebrei e i cristiani ad andare a pregare nelle moschee, il sabato gli islamici e i cristiani a pregare nelle sinagoghe e la domenica gli islamici e gli ebrei a pregare in una chiesa. Questo sarebbe un gesto Santo. E si sorprenderanno tutti a sentire il misticismo che si sente ugualmente nelle moschee, nelle sinagoghe e nelle chiese. Se la religione è motivo di morte, allora non è un buon aspetto della vita. La religione ci ordina di lavorare e pregare e tutte le religioni chiedono di lavorare e pregare, come preferisci, ma senza nuocere agli altri. Allah, Jhve e il Signore non sono entità diverse, ma sono modi diversi di chiamare la stessa Entità. Gloria nell’alto dei cieli e pace agli uomini di buona Volontà. Shalom. Salaam.
Lo Slavia. La rivalità con lo Sparta. La difesa. Se lo Sparta è il club con più successo in Repubblica Ceca, attualmente prima in classifica, lo Slavia ha una migliore tradizione nelle competizioni europee. Storicamente lo Sparta rappresenta l’anima europea di Praga come lo Slavia rappresenta l’anima russa. Le foto che vedrete sono principalmente sul derby di alta classifica contro lo Sparta, finito in modo rocambolesco 1-1 in virtù di due rigori per parte assegnati nel finale.
E’ il solito discorso che abbiamo fatto sulle repubbliche dell’Europa orientale ex-comuniste, combattute tra europeismo borghese, tendenzialmente di destra e comunque democratico e influenze filorusse, operaie, formalmente di sinistra, ma poi populiste e autoritarie. Da non dimenticare poi il Dukla Praga, squadra storica, e il Bohemians, altra squadra di Praga.
La Repubblica Ceca e Praga, già nel periodo della Repubblica comunista era più europea, come l’Ungheria, rispetto a Romania, Bulgaria e Polonia. Qui, Dubcek condusse un rinnovamento profondo del comunismo, cercando di salvare l’ideale, poi affossato dai carri armati russi. Per questo, la resistenza ucraina è una svolta storica in questi conflitti più fra democrazia vs totalitarismo che fra europeismo vs comunismo.
Lo Slavia è secondo in classifica in Repubblica Ceca dietro lo Sparta, ma ha la miglior difesa del campionato.
La formazione iniziale dello Slavia Praga di Jindrich Trpisovsky è il 3412 che, in fase difensiva, diventa 532 con gli esterni all’altezza dei difensori centrali. Tattica principalmente in contropiede, ma con la capacità anche di chiuderti per interi periodi di gioco nella tua metà campo. In fase difensiva si mettono col 532 con Ogbu sul nostro centravanti.
Quando vogliono lanciare lungo, si mettono col 325. Con il trequartista e gli esterni all’altezza delle punte. Dubito però che abbiano un atteggiamento così spavaldo all’Olimpico.
Come avete potuto vedere, ho messo Ogbu tra i titolari, anche se le ultime notizie lo danno non disponibile.
A centrocampo, Dorley è il playmaker, mentre Zafeiris ha maggiore qualità in fase offensiva.
Attaccano in particolare dalla loro destra, nostra sinistra, con la qualità di Masopust, che anche se può partire come uno dei tre difensori centrali, ha le qualità da centrocampista e propone gioco in fase offensiva. Qui lo Slavia gioca in celeste contro il Servette.
Mi pare che sempre Masopust batte i corner con il destro, quindi a rientrare in porta dal loro lato sinistro e verso l’area dal loro lato destro.
Sui corner in difesa difendono a uomo.
Con l’intelligenza e la qualità che dà pace al mondo e pace mentale ai romanisti. Con l’urlo dell’Olimpico. Daje Roma!
Giordano Sepi