Roma-Feyenoord 6-4(aggregato). Toro. Non siamo nè Calimero, nè Pdor, figlio di Kmer.

Mai una gioia. Cristo ci odia perché l’abbiamo ucciso. E poi l’esatto opposto. Fatece largo che passamo noi. Ne abbiamo sentite tante a metà tra depressione e goliardia nera, spesso triste e deprimente per chi tenta sempre la carta della motivazione, ma anche ybris straripante, tendente al delirio d’onnipotenza.

Come se i tifosi romanisti fossero tanti piccoli calimeri. Nessuno mi vuole bene perché sono piccolo e nero, ma poi anche per il Calimero romanista esiste il detersivo che lo rende bello e bianco. E allora diventa Pdor figlio di Kmer (come nella bellissima piece teatrale di Aldo, Giovanni e Giacomo). Chi osa disturbarmi? Entrambi sono atteggiamenti sbagliati

ClubsAndataRitornoSupplementariRigoriRisultato Finale
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La partita è stata una battaglia a più riprese. Ancora una volta. Per l’ennesima volta, la Roma ha avuto ragione sul Feyenoord. E’ stata una notte magica. Una notte romanista. Con la Roma che subisce il gol (di spalla?) di Gimenez e poi pareggia con un bon bon del nostro Capitano, Lorenzo Pellegrini. Poi la Roma comanda il gioco, ma senza mai centrare lo specchio. Fino all’ultimo respiro del supplementare. quando Wellenreuther dice no con una beffarda deviazione sul bel diagonale di Romelu.

Poi i rigori. Wellenreuther è cattivo. Un ottimo portiere. Per la seconda volta nega il gol a Romelu. Ma anche la Roma ha un grande portiere. Mile para due rigori e sfiora il terzo. Fino a Nicola, il nostro polacco di Tivoli, poco attento sulla loro linea del fuorigioco e in generale con una prestazione insufficiente. E’ lui a segnare il rigore decisivo. Se questa partita fosse stato un romanzo sulla caduta e la rinascita della Roma e di Zalewski, sarebbe diventato un classico. Adesso Daniele deve cavalcare l’onda e schierarlo ala sinistra contro il forte Toro.

L’ex segretario del PDS, Massimo D’Alema (anche grande romanista), fu un presidente del Consiglio dal forte senso dello Stato, come affermava mio padre “Un senso dello Stato hegeliano”. Mise in gioco la sua presidenza del consiglio contro l’opposizione di Berlusconi nelle elezioni regionali della Primavera del 2000. “Fare dell’Italia un paese normale” era il suo slogan. Ne uscì con le ossa rotte dalla cabina elettorale e la morte della sua carriera politica. Non ha molto appeal sulla gente essere normale. Quando poi l’impresa eccezionale è essere normale come cantavano gli Articolo 31. Di normalità ha bisogno l’Italia come, dalla parte opposta dell’emiciclo, stanno imponendo l’attuale Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Di normalità ha bisogno anche la Roma. Non siamo così Maledetti da Dio. Alle volte, la sorte ci sorride. Ma non siamo nemmeno gli Unti del Signore. Dovremo ancora sporcarci di fango e agire secondo norma, battendo da favoriti il Toro.

I granata di Juric giocano con il 343 con ottima fase difensiva e buona fase offensiva come da tradizione per il Toro.

La Gazzetta prevede Ricci al posto di Vlasic ma, come si vede dalla foto, Ricci è principalmente un mediano. Vlasic, come sosterrò anche più avanti è pericoloso in particolare sulla loro destra, ma può spostarsi anche sulla loro sinistra.

Giocano a uomo in modo quasi ossessivo, Qui Bellanova segue Doig (il terzino sinistro del Sassuolo) che si infila (il Torino è in bianco).

Costruiscono col 32 con Tameze e Ilic allo stesso modo playmaker…

… Ma producono gioco specialmente sulla loro destra con Bellanova, molto bravo nell’assist (qui in occasione del gol di Zapata al Cagliari)…

… In particolare alto, e col tiro, spesso lo aiuta sulla loro fascia destra Vlasic, anche lui con un buon tiro da fuori. In alternativa lanciano lungo per Sanabria o Zapata direttamente col portiere, Vanja Milinkovic Savic. Sono bravi anche sui calci piazzati.

Sui corner si mettono a zona con 3 uomini a uomo.

Daje Roma!

Giordano Sepi

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